I fili del tempo nel defilage di Rosa Spina / Il telaio come pennello

Intervista con Rosa Spina a cura di Rosa Cosco

È possibile filare il Tempo?
Se il tempo ordinario sembra fuggire e sfuggire ad ogni cosa, quello di Rosa Spina è in grado di riprodurre “vecchie e nuove armonie”, per insediamenti temporali onirici quanto reali. I fili della sua arte si prestano più che mai, dopo una fiorentissima stagione di successi e riconoscimenti, “spirano” e “vanno significando”. Arte e vita in lei si intrecciano! Il telaio dei simboli, dei suoi simboli, nasconde prezioso estro e sensibilità certosina. Così tra i boschi della Sila e le spumeggianti onde, a due passi dalla sua residenza estiva, qualche nodo si scioglie: ed è una insolita “danza di fili”! Attraverso “colori mediterranei”, intravediamo “storie tessute e intrappolate”, con “nuove albe che rischiarano i ricordi”. Sono i ricordi di Rosa Spina che si sfollano, nero su bianco. I nomi delle sue opere si innalzano a baluardo di vita: in essi inizia e “finisce” il suo défilage. Rosa Spina, sperimentatrice e pioniera di una delle più attuali tendenze artistiche contemporanee, fiorita intorno agli anni Sessanta nel Nord Europa e negli Stati Uniti, quali è la “Fiber Art” (Arte della Fibra), depone le sue “armi” (tessuto, filo e fibre) per condividere un lungo giro d’orizzonte su tecniche, mostre, eventi nazionali e internazionali che la vedono, l’hanno vista e la vedranno ancora protagonista. “Frammenti di tessere tr’amando” sono quelli che l’artista di Giarre propone in una chiave (una chiave, si intende, di lettura sempre presente) di ambiti “Fili di Sole” (in nome di un futuro avvenire) che scendono, però, su ricordi di nebbia (quale contenitore del passato). Il tempo, presente passato futuro, alla mercé dell’esercizio tessile!

 

Rosa Spina, come definisce, per quanti non la conoscono ancora, la sua ricerca artistica?
«I tessuti che nascono dall’intreccio fra trama e ordito – come ho dichiarato più volte, anche in web - sfidano l’eternità e il mistero, con i loro motivi decorativi così rigidamente esatti. Questo tipo di riflessione, sul significato dell’inesorabilità del tempo sui tessuti insieme a quella sul significato della tessitura contemporanea nel futuro, accompagna la mia ricerca artistica e la mia crescita interiore. I miei lavori risentono in modo così evidente di questo mio senso del tempo al punto da apparire lacerati, rotti, non finiti, combattuti tra natura e artificio, fra razionalità e caos.

 

La mia scoperta del telaio, che uso come pennello, va inserita in un percorso di crescita artistica, iniziato negli anni Sessanta e che continua ancora oggi, perché accompagnato da nuovi gesti di creatività. Le mie creazioni, realizzate prevalentemente in grandi dimensioni, si basano sulla fascinazione degli antichi tessuti arcaici del Mediterraneo che io interpreto attraverso la tessitura, la sovrapposizione, la de-tessitura, la sfilacciatura, la manipolazione, l’assemblaggio fino al gesto pittorico».

 

Da Giarre a Catanzaro, ma la Magna Graecia che ruolo ha, meglio ha avuto nella sua vita?
«Beh, inutile dirlo, chi conosce la cultura della Magna Graecia può intuire perfettamente da quali pulsioni nasce la mia ricerca espressiva, da quali suggestioni ancestrali la mia sensibilità artistica è pervasa, a quali segni della Storia il mio lavoro cerca di dare un senso. La fortuna, inoltre, di vivere a Catanzaro, la cosiddetta Capitale della Seta, mi ha dato la possibilità di approfondire la conoscenza e di trarre ispirazione da quel meraviglioso mondo serico-artigianale ormai perduto. Lavorando sulla tessitura tradizionale e sulle fibre naturali, ho creato un’intesa estrema con il telaio che mi ha permesso di reinterpretare le creazioni tessili, trasformandole in una forma d’arte contemporanea: l’intreccio si fa messaggio e metafora di un legame tra il mondo arcaico e le evidenze della contemporaneità. Una sperimentazione che mi ha permesso di approdare e di contribuire a promuovere una corrente artistica contemporanea, conosciuta per l’appunto come “Fiber Art”».

 

Ma come nasce la sua “Arte della Fibra”?
«Sono stata, è inutile negarlo, una delle prime artiste a portare questa tecnica in Italia e di questo non posso che essere orgogliosa. Fondamentale per costruire le basi del mio percorso è stato anche l’incontro con due grandi artisti, come Mimmo Rotella e Fedhan Omar, e il critico Pierry Restany a Milano: sì, loro mi hanno stimolata ad esprimere tutta la mia creatività, rimanendo coerente alle mie attitudini. Le mie opere, cioè, mettono in evidenza le ricerche artistiche che mi hanno portato a nuovi approdi espressivi: rilievo tessile, interpretato e rinnovato in singolari intrecci visivi, che ho chiamato Défilage, e materia colorata, adagiata a grosse pennellate sulla tela; esse racchiudono le mie riflessioni, le mie esperienze, ma soprattutto le mie emozioni e la mia passione».

 

A quale altri traguardi la stanno portando la sua indagine e la sua sperimentazione artistica?
«Ho voluto sperimentare la libertà creativa, che mi offriva la materia usata, e sono nate delle opere tridimensionali, che sembrano aleggiare nello spazio: “sculture coscienti”, secondo la definizione del critico d’arte Francesca Londino. I miei défilage, un “alfabeto senza fine”, a giudizio del critico e storico Antonio Falbo, diventano trasparenti, lasciando intravedere, su un supporto di rete metallica,“oltre”».

Quali, ci perdoni, gli eventi artistici più importanti che l’hanno vista protagonista?
«Ho iniziato ad esporre in Sicilia, dove ho ottenuto premi e consensi; già allora partecipavo ad eventi artistici a Firenze, a Monaco di Baviera, a Palermo e Catania (supportata sempre dalla Regione Sicilia). Poi mi sono trasferita a Catanzaro, come docente di “Discipline Pittoriche”, presso il Liceo Artistico, ed è in terra di Calabria che ho portato le mie esperienze, rafforzando l’attività artistica che mi ha vista protagonista di diverse Personali e partecipazioni di mostre d’arte nazionali ed internazionali in Expo D’arte, Gallerie e Castelli. Il Nuovo Millenium mi ha riservato piacevoli sorprese: da consensi di critica, a parecchi premi e varie selezioni. Nella veste di organizzatrice, mi sono impegnata su più fronti per la personale, mostra itinerante, “Tessere la Pace - Per non dimenticare le vittime di tutte le stragi”, ottenendo molta visibilità e nuove proposte di Esposizioni (da Milano a Reggio Calabria)».

E su la sua biografia, che ci dice?
«Sono recensita in diverse Riviste Nazionali, inserita nel CAM Mondadori n. 43 e n. 44, finanche in due tesi di lauree e in siti di tutto riguardo, come in altri Annuari d’arte e cataloghi di partecipazione a mostre che non sto ad elencare, perché l’elenco sarebbe troppo lungo e rischierei di essere solo noiosa».

E per il futuro? Rose e/o spine…?
«Per il futuro “Petali di Pace”, come recitano quei suoi versi ispirati alla mia installazione omonima, e…i “Défilage di Rosa Spina”, titolo della mia ultima monografia che sono orgogliosa di presentare al pubblico che mi segue con attenzione».


Rosa Cosco (2008)    
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